venerdì 1 giugno 2007

Una Second Life per tutti

Second Life, la community del momento Vivere una nuova vita, una “seconda vita”, sarebbe il sogno di molti.
Forse da questo desiderio nasce il successo di Second Life, la community virtuale nata nel 2003 dalla società americana Linden Lab.
Difficile ormai definirlo un semplice gioco.
Second Life permette ai suoi utenti, i residenti, di vivere in un mondo virtuale in continua espansione, di creare nuovi oggetti, di scegliere la propria identità.
Prender parte a questo sistema è gratuito, a meno che non si decida di sviluppare una linea di gioco più complessa e di accedervi attraverso un account premium a pagamento.
Ciò che non può mancare è appunto il denaro. I residenti, infatti, dispongono di una moneta virtuale, il Linden Dollar, convertibile in veri dollari americani.
Second Life oggi conta quasi 6 milioni di utenti registrati in tutto il mondo e incessante è il lavoro degli sviluppatori. L’attenzione mediatica per questo fenomeno cresce sempre più.
Tra le ultime novità, il sito Sluub offre ai suoi lettori un importante servizio di informazione sulle evoluzioni dell’universo di Second Life. Recentemente il portale ha inaugurato un telegiornale in lingua italiana con redazione virtuale, proprio come in Second Life. Redazione che in realtà nasconde persone in carne e ossa, grandi estimatori di questa community tridimensionale in continuo divenire.

1 commento:

Valerio ha detto...

L'idea che ha fatto nascere Second Life e' ingegnosa e originale. Anche se non rientro nel conteggio dei 6 milioni di partecipanti, immagino debba essere divertente far parte della community, a patto che si riesca sempre a distinguere cio' che e' reale da cio' che non lo e'.
E' da stupidi, secondo me, arrivare a stressarsi per una vita virtuale, basta gia' quella di tutti i giorni. Purtroppo di tragiche vicende legate a second-life se ne sono gia' sentite. Forse proprio a causa dei "semi-virtuali" dollari del gioco. Quando ci sono i soldi di mezzo, non si fa mai una cosa per puro divertimento.
Purtroppo.