Il “Vaffan****” legalizzato
Ora il “vaffan****” urlato di petto durante le riunioni politiche non verrà più considerato come un’offesa... certo non sarà preso neanche per un complimento, ma una vera e propria offesa no. Durante le riunioni politiche però, c’è da dire che i limiti erano già pochissimi e raramente penalizzati; ora, ammettere anche l’epiteto poco elegante porterà ogni politico a mandare allegramente al diavolo chiunque non concordi esattamente con quello che afferma... accidenti che bella conquista!
La decisione è stata presa dalla Cassazione quando, durante un incontro politico, un esponente del partito di sinistra ha mandato “affan****” un suo collega del partito opposto che asseriva che, ad essere comunisti c’era solo da vergognarsi. Lasciando da parte quanto fosse stata giusta o meno quanto esponeva uno o l’escalmazione dell’altro, rimane il fatto che la “legalizzazione” di questa formula diventa un po’ eccessiva e soprattutto poco necessaria... i nostri politici non hanno mai avuto inibizioni, siamo abituati a vedere striscioni e sentire cori al Parlamento del resto! Ci mancava solo questa!
A quanto pare la liberalizzazione dell’invito ad andare a fare proprio lì deriva dal fatto che effettivamente il termine non è una vera e propria offesa, ma un semplice eufemismo che sta per “non mi piace quello che dici, lasciami in pace”. Si, ma così il campo si allarga spaventosamente! Ci sono un sacco di termini di questo tipo che vogliono significare un concetto esprimibile non a parolacce... allora legalizziamo anche “sei un co*****e” che sta per “non penso che il tuo cervello sia normo-dotato”... quasi quasi lo propongo in Cassazione! Così mi faccio anche amico qualche politico!
1 commento:
E' veramente molto triste pensare che abbiamo al governo persone che non riescono a parlare senza mandarsi a quel paese.
Ho sempre pensato da piccolo che nel parlamento ci siano chissa che persone dalla forte cultura, ma piu passa il tempo più mi rendo conto che il parlamento è un' asilo dove ci sono tanti bambini in cravatta che giocano, dormono o litigano.
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