Oraquick: Test per il riconoscimento del virus HIV
Finalmente un’ottima notizia nasce in America e fa velocemente il giro del mondo. Se ormai da anni sentiamo parlare di vaccino contro il virus HIV e i risultati concreti tardano a vedersi, se non altro arriva un piccolo dispositivo di uso orale per la quasi immediata diagnosi dell’eventuale presenza del virus.
In America il prodotto è stato già messo in commercio e promette totale efficacia e velocità nell’apprendimento del risultato che si aggira attorno ai 20-40 minuti e possiede un margine di errore minore allo 0.5 % dando quindi la sicurezza del test attorno ai 99.3% e il 99.9%.
Come ogni scoperta, il test ha fatto scaturire consensi e dissensi: da una parte chi è assolutamente entusiasta e dall’altra chi nutre molti dubbi a riguardo. Innanzitutto nella saliva, la concentrazione del virus è nettamente inferiore rispetto a quella presente nel sangue e già da qui nascono alcune polemiche, ma ciò a cui si fa più attenzione è il risvolto psicologico nel paziente. Di fronte ad un risultato positivo infatti, la prima cosa da tenere in considerazione è lo strettissimo rapporto medico-paziente che in questo caso, avendo eseguito un accertamento senza che il proprio medico ne sapesse niente, potrebbe portare ad un isolamento che potrebbe essere letale per chi ha eseguito il test.
Inoltre il test potrebbe dare il così detto risultato falso positivo, quindi che fallisca e riscontri un problema che in realtà non c’è. Ci vuole sempre e comunque, anche su un test effettuato nell’intimità della propria casa, un grande sostegno umano e psicologico, dicono i medici, anche perché la positività al test deve essere comunque accertata e in molte situazioni, difficilmente evolve nella vera e propria malattia.
Quello su cui si punta è la velocità. Il test, vista la rapidità con cui riporta il risultato, consente di intervenire in maniera precoce per la risoluzione del problema non rubando due settimane di cure come avviene per le analisi eseguite sul sangue, ma anche in questo caso, i medici non ritengono adeguato che un risultato così impegnativo da ottenere possa essere altrettanto certo su un test del genere invece che con apposite analisi.
Del resto è ancora tutto in embrione, il mercato europeo non ha ancora accettato la sua commercializzazione in ogni Paese come ad esempio in Gran Bretagna dove è stato vietato. Certamente è un passo avanti per la lotta al virus HIV e se la strada è ancora lunga, beh, questo è un buon modo per continuare a sperare.
In America il prodotto è stato già messo in commercio e promette totale efficacia e velocità nell’apprendimento del risultato che si aggira attorno ai 20-40 minuti e possiede un margine di errore minore allo 0.5 % dando quindi la sicurezza del test attorno ai 99.3% e il 99.9%.
Come ogni scoperta, il test ha fatto scaturire consensi e dissensi: da una parte chi è assolutamente entusiasta e dall’altra chi nutre molti dubbi a riguardo. Innanzitutto nella saliva, la concentrazione del virus è nettamente inferiore rispetto a quella presente nel sangue e già da qui nascono alcune polemiche, ma ciò a cui si fa più attenzione è il risvolto psicologico nel paziente. Di fronte ad un risultato positivo infatti, la prima cosa da tenere in considerazione è lo strettissimo rapporto medico-paziente che in questo caso, avendo eseguito un accertamento senza che il proprio medico ne sapesse niente, potrebbe portare ad un isolamento che potrebbe essere letale per chi ha eseguito il test.
Inoltre il test potrebbe dare il così detto risultato falso positivo, quindi che fallisca e riscontri un problema che in realtà non c’è. Ci vuole sempre e comunque, anche su un test effettuato nell’intimità della propria casa, un grande sostegno umano e psicologico, dicono i medici, anche perché la positività al test deve essere comunque accertata e in molte situazioni, difficilmente evolve nella vera e propria malattia.
Quello su cui si punta è la velocità. Il test, vista la rapidità con cui riporta il risultato, consente di intervenire in maniera precoce per la risoluzione del problema non rubando due settimane di cure come avviene per le analisi eseguite sul sangue, ma anche in questo caso, i medici non ritengono adeguato che un risultato così impegnativo da ottenere possa essere altrettanto certo su un test del genere invece che con apposite analisi.
Del resto è ancora tutto in embrione, il mercato europeo non ha ancora accettato la sua commercializzazione in ogni Paese come ad esempio in Gran Bretagna dove è stato vietato. Certamente è un passo avanti per la lotta al virus HIV e se la strada è ancora lunga, beh, questo è un buon modo per continuare a sperare.
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